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Lorenzo Biguzzi: TURNING PAGE

 (Stradivarius)

Turning Page è il titolo del nuovo lavoro discografico, edito dall’etichetta milanese Stradivarius, di Lorenzo

Biguzzi, interprete cesenate che, con la sua chitarra sta dando voce alla nuova letteratura per lo strumento dalle sei corde. La presentazione di Turning Page, dal titolo dell’unica composizione per chitarra del compositore Nicola Sani, ha avuto luogo il giorno 9 maggio 2024, presso il Salone Napoleonico dell’Accademia di Brera a Milano. A presentare l’evento milanese, sono stati tre protagonisti della vita musicale italiana: RobertoFavaro, Giovanni Puddu, Nicola Sani

Turning Page è uno di quei dischi che, si sarebbe detto in altri tempi, sono destinati a segnare uno spartiacque culturale relativamente a un tema molto discusso: il rapporto delle giovani generazioni con la musica contemporanea. 


Lorenzo Biguzzi ci conduce in un viaggio attraverso la letteratura musicale italiana degli ultimi sessant’anni, esplorando le opere di sei compositori di diverso stile e formazione. 

Nei brani presentati si susseguono una varietà di tecniche esecutive, suggestioni e rielaborazioni di molteplici repertori musicali, plasmando un programma ricco e articolato che evidenzia le particolari abilità interpretative.

Turning Page di Nicola Sani è una composizione ispirata alle innovazioni tecniche introdotte dal grande

chitarrista rock britannico Jimmy Page. Come spiega l’autore, «il suo gruppo, i Led Zeppelin, ha aperto la strada verso una libertà sconosciuta, verso territori inesplorati del suono, amplificando gli orizzonti della musica. 

In questa composizione ho cercato di esprimere il sound della mia generazione, per inventare un nuovo progetto sulla chitarra acustica. 

La composizione, dedicata a Giovanni Puddu, instancabile esploratore di suoni, è liberamente ispirata alle tecniche performative sperimentate da Jimmy Page […] ».


Come spiegato da Azio Corghi nell’introduzione alla partitura di Consonancias y Redobles, lo spunto utilizzato per la composizione sono le indicazioni anteposte dal compositore spagnolo Luis de Milán (XVI sec.) nelle sue fantasie per vihuela. La suggestione iniziale e il contesto di riferimento si intersecano con un linguaggio musicale che risente della sperimentazione musicale di secondo Novecento: «la forma e il modo di eseguire le Consonancias y Redobles derivano dalle indicazioni che Luys Milan scrisse come prefazione alle sue Fantasie per Vihuela nel libro intitolato “El Maestro”: “Las consonancias a espacio y los redoblesapriesa” (le armonie lentamente e rapidamente i passaggi decorati). Frammenti tratti dalla Fantasia XVI del Libro I determinano gli eventi sonori e l’atteggiamento dell’esecutore nei loro confronti. Le Consonancia formano elementi “fissi” come blocchi disperdenti di energia sonora, i Redobles creano zone “mobili” formate da punti sonori articolati nello spazio».


Presentata nel 2022 nell’ambito dell’International Festival & Summer Academy dell’Accademia Chigiana di Siena, Volto ritratto in silenzioso gelo di Giorgio Colombo Taccani prende spunto dalla suggestione derivante dallo sguardo fisso rappresentato in un ritratto: «Misurato, con fredda regolarità. Un volto ci osserva, rinchiuso nella fissità senza tempo di una fotografia, di un dipinto, di uno schizzo appuntato a matita. Distacco gelido, fugaci trasalimenti - forse - subito smentiti e dimenticati. Uno sguardo austero, lontano. Osservati osserviamo. Ancora. E ci pare che nel viso ritratto qualcosa si sciolga. Qualcosa pare fluire al di sotto del gelo della superficie. Un ricordo esile, un languore quasi perduto balugina fino a scomparire. 

In un istante tutto viene avvolto di nuovo dalla fredda fissità del primo sguardo. Ora però sappiamo. Abbiamo intravisto giorni interi dipanarsi nell’attimo sospeso di quell’accenno di vita e continuiamo a osservare, attoniti. E accade. L’immobilità freme, un grido, un lamento, un richiamo tagliente. Poi è subito ricordo, un estremo messaggio perso entro scaglie ghiacciate. Un volto ci osserva»

(Giorgio Colombo Taccani).

John Cage, in una delle sue ultime interviste, ha detto del contrabbassista compositore Stefano Scodanibbio: “Stefano Scodanibbio is amazing, I haven’t heard better double bass playing than Scodanibbio’s. I was just amazed. And I think everyone who heard him was amazed. He is really extraordinary. His performance was absolutely magic”. Maceratese, Scodanibbio è stato artefice della rinascita del contrabbasso negli anni ‘80 e ‘90, allorchè fu dedicatario di opere appositamente scritte per lui da compositori quali Bussotti, Donatoni, Estrada, Ferneyhough, Frith, Globokar, Sciarrino, Xenakis. Scodanibbio ha incrociato la chitarra diverse volte nel suo percordo compositivo: il suo primo lavoro per Chitarra sola, Verano de Suerte, risale agli anni a cavaliere tra l’81 e l’82. In esso, il virtuoso marchigiano compie un appassionato excursus nelle possibilità dinamiche, cromofoniche ed agogiche dello strumento. In Verano de Suerte il rigore e la sensualità sono estremamente controllate, fondendosi in un unicum che mai trascolora nella ricerca di un effettismo prevedibile o autoferenziale.

Punto di partenza di Maurizio Pisati, come indicato nel titolo del suo brano in programma, è la celebre Ciaccona di Johann Sebastian Bach, quinto e ultimo movimento della Partita n. 2 in re minore per violino solo. Queste le parole del compositore su ChahaX (è evidente il senso del titolo, Cha sta per Chaccone e

Hack per hackeraggio, manipolazione, termine in uso in informatica): “questa ciaccona è in movimento, viene deviata, assorbe le più variegate esperienze sonore come un viaggio. Ma non è un viaggio. È la porta di ingresso in un flusso di vicissitudini acustiche, uno streaming di idee con dedica: dedicato ai gesti dei musicisti, agli atteggiamenti esecutivi, alla libertà di interpretazione, cercando il limite tra le possibilità segnate in partitura e quelle non ancora accadute o lette tra le righe. Vivace nel senso di incessantemente vivo: un flusso manipolabile di evocazioni danzanti – le danze ci obbligano a non divagare – una partitura ricreata ogni volta dalla vivacità dei suoi segni”.

In Ultima rara di Sylvano Bussotti la scrittura su tre pentagrammi denota la particolare attenzione di Bussotti

al tessuto polifonico e all’articolazione delle voci che caratterizza la composizione. Il brano è interessato da

passaggi di intenso virtuosismo che permettono all’esecutore di esplorare tutte le potenzialità timbriche dello strumento. Centrale nella poetica di Bussotti è la trascrizione musicale dell’esperienza vissuta, evocata in denso gioco allusivo. 

Durante gli anni ’70 il compositore ha intensificato i suoi rapporti con il teatro, approfondendo le potenzialità drammaturgiche del linguaggio musicale, che fanno largo all’ambiguità tra attore e musicista, tra finzione e gesto musicale e tra compositore e biografo, che caratterizzano fortemente le sue opere. Gli episodi e le “incursioni” della voce narrante accompagnano l’esecuzione in tutta la sua durata e ne completano la riuscita.



L’etichetta discografica Stradivarius di Milano si è avvalsa, per la realizzazione di un progetto discografico così pregnante, dell’insostituibile apporto del CIDIM (Comitato Nazionale Italiano di Musica), grazie al sostegno del suo Vice Presidente, nonché Direttore Artistico, Francescantonio Pollice.